La finanza digitale ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno e mezzo e, all’interno di questo ecosistema, uno degli asset più popolari sono le criptovalute. Oltre a Bitcoin ed Ethereum, esiste un terzo player fortemente posizionato nelle ricerche degli investitori. Ancor di più tra chi vuole scommettere su qualcosa di meno altalenante.
Tether, meglio conosciuto come USDT, è attualmente la terza criptovaluta più preziosa al mondo con 60 miliardi di dollari in circolazione e, secondo i dati della società di gestione patrimoniale NYDIG, 6 transazioni bitcoin su 10 passano per prime attraverso lui.
Cos’è l’USDT? È una valuta stabile. Si tratta di token legati ad una valuta fiat, ovvero una valuta sostenuta e riconosciuta come tale da un governo. Le stablecoin differiscono dalle altre criptovalute perché sono supportate da un asset specifico e sono quindi meno soggette alle fluttuazioni e ai rischi della domanda e dell’offerta.
In questo caso, Tether è ancorato al dollaro USA. Il suo nome deriva quindi dall’unione di USD, abbreviazione internazionale del dollaro americano, e T, iniziale del nome dell’azienda. USDT mantiene una parità vicina a 1:1 con il dollaro e la società afferma di essere impegnata a mantenere nel suo bilancio lo stesso numero di dollari di riserva di Tether in circolazione per sostenere questo token.
LA SUA STORIA
Il fondatore dell’idea di Tether è J.R. Willet, che considerò la possibilità di costruire altre valute sul protocollo bitcoin. Così è nato il progetto Mastercoin che, parallelamente, ha creato la Mastercoin Foundation che ha promosso l’utilizzo di questo secondo strato. È all’interno di queste basi che è nata l’emergere dell’USDT.
Craig Sellars, il CTO della fondazione, e Brock Pierce, un membro originale della fondazione, hanno lanciato Realcoin a metà del 2014. Questo progetto ha utilizzato il protocollo chiamato Omni, che era un’evoluzione di ciò che è stato fatto in Mastercoin. Nel novembre dello stesso anno rilanciarono la società con il nome Tether e crearono tre valute, ciascuna collegata a una valuta fiat: USDT per il dollaro, EURT per l’euro e YENT per lo yen.
Sebbene attualmente sia una delle stablecoin più utilizzate, gli specialisti sottolineano anche alcune incongruenze. Recentemente sono sorti alcuni dubbi sulle sue riserve in dollari americani e sulla trasparenza con cui opera, il che, sottolineano, potrebbe generare un collo di bottiglia e un potenziale conflitto finanziario.