A seguito della crisi finanziaria innescata dalla pandemia di covid-19, l’agenzia indonesiana di regolamentazione dei futures sulle materie prime ha preso in considerazione la creazione di una tassa sui profitti derivanti dal mercato delle criptovalute, in modo da generare entrate per lo Stato grazie alla crescita dell’adozione. Tuttavia, la posizione dell’Islam ha cambiato radicalmente la situazione.
Il Consiglio Nazionale degli Ulema (MUI) è un’organizzazione che riunisce studiosi islamici. Recentemente, l’organismo ha preso posizione sulle criptovalute come Bitcoin (BTC) e altcoin, chiamandole “haram”, un termine usato nell’Islam per riferirsi a tutto ciò che è proibito o considerato peccaminoso.
Il MUI ha fatto affidamento sulla legge Shariya, che si basa sul Corano, per giustificare la sua decisione. Sebbene il governo riconosca le risorse digitali come le criptovalute come materie prime, non le considera ancora legittime.
In altre parole, il MUI ritiene che l’uso delle criptovalute sia vietato dalla legge Shariya a causa della loro natura specifica che non corrisponde ai principi dell’Islam. Questa decisione potrebbe avere conseguenze sull’uso delle criptovalute nei paesi a maggioranza musulmana, in particolare nel contesto della finanza islamica che si basa su principi religiosi.
Asrorun Niam Soleh, capo dei decreti religiosi, ha affermato che le criptovalute sono caratterizzate da “incertezza, gioco d’azzardo e malvagità”. Tuttavia, non tutte le porte sembrano essere chiuse agli asset digitali: il presidente della commissione fatwa del MUI ha suggerito che potrebbero essere scambiati purché obbediscano all’Islam e che il vantaggio di tale transazione sia evidente.
L’influente Consiglio indonesiano degli Ulema (MUI) ha emesso una fatwa – un decreto religioso – sul bitcoin, sempre più utilizzato nella nazione del sud-est asiatico come in altre parti del mondo.
I fetua non hanno status legale in questo paese di 270 milioni di abitanti, ma la mossa potrebbe dissuadere i musulmani dall’usare le criptovalute.
“È come giocare a giochi d’azzardo”, ha aggiunto, sottolineando che le criptovalute sono mezzi di pagamento virtuali e il loro valore può variare ampiamente, rendendole contrarie alla legge islamica.
Dopo queste sentenze permangono alcuni dubbi sulla reazione del mercato nei prossimi giorni. Gli esperti ritengono che questa mossa non romperà la forza che il prezzo del bitcoin ha guadagnato sopra i 60.000 dollari USA, ma sono particolarmente preoccupati per ciò che potrebbe accadere agli investitori in Indonesia.
Il paese asiatico ospita attualmente oltre 4,4 milioni di investitori in criptovalute e conta oltre 230 milioni di musulmani, quindi le loro considerazioni hanno un impatto quasi diretto sulle decisioni del governo.
Le transazioni di criptovaluta hanno raggiunto l’equivalente di 370 miliardi di rupie (circa 26 miliardi di dollari) nei primi cinque mesi del 2020, ha sottolineato il ministro del Commercio Muhamad Lutfi a giugno.
Nel frattempo, la banca centrale indonesiana ha affermato che sta valutando la possibilità di creare una propria criptovaluta.